In attesa della pioggia….

granturcoIn attesa della pioggia.
Soffia il vento, asciugando la terra, inaridendo i campi, così come le anime degli uomini.
Aspettando la pioggia, jack stava seduto, tutto il giorno a guardare i campi di grano turco che a stento restava diritto.
L’aria calda, sotto il portico, seduto su una sedia di paglia, le gambe incrociate, i piedi fuori dalle scarpe, sporchi, sudati.
Il fumo di sigaretta usciva dal naso, caldo, denso, si insinuava rapido tra la folta barba sul mento per poi essere portato via dal vento.
Il cigolio del pavimento ad ogni movimento sulla sedia, sembrava il miagolio di un gatto in amore, un suono lungo, acuto, stridente, fastidioso.

Jack aspettava la pioggia, l’aspettava da tanto tempo che quasi si era dimenticato del suo odore.
Quel profumo che si avvicina nell’aria portato dal vento, quell’odore che sovrasta lentamente tutti gli altri, l’odore della pioggia, denso, quasi lo puoi toccare, lo senti, sempre più intenso, mentre si avvicina, come una colla, addensa e appiccica le molecole d’aria, una ad una, così che l’aria la puoi quasi toccare.
Il vento soffiava e non si sentiva l’odore della pioggia, da troppo tempo jack non sentiva l’odore della pioggia.
La sigaretta appiccicata alle labbra penzolava, stanca, mentre la punta si consumava sempre più veloce, aiutata dal soffiare del vento.
Inspirava il fumo ed espirava il fumo jack, mentre aspettava, con le mani che incrociavano le dita, non tanto in preghiera, quanto in attesa.
Da tanto tempo Jack aspettava, troppo tempo e mentre il granturco piegava ed ingialliva le lunghe foglie, mentre il bargiglio delle pannocchie si rinsecchiva, mentre i chicchi giallo scuro indurivano e si staccavano, cadendo al suolo, mostrando il tutolo imbrunito, Jack aspettava.
Non sapeva più nemmeno lui cosa stesse aspettando, se la pioggia che lavasse via tutto lo sporco del mondo o il calare del sole accompagnato dal sorgere di una luna pallida, degna compagna di una notte d’estate.
Arrivò la notte, jack posò la tazza di caffè sul pavimento di assi sconnesse del portico, si sedette sulla sedia, che scricchiolò, come le ossa di un vecchio e restò in attesa.
In attesa che il caffè smettesse di fumare, raffreddandosi un po’ nell’aria calda e afosa di una notte senza vento.
In attesa che si alzasse un alito di vento a rinfrescare l’aria, in attesa che quel vento portasse dal fondo dell’orizzonte delle nuvole cariche di pioggia.
La notte, illuminata a giorno dalla luna era colma di stelle nel cielo e lucciole, tra le fronde  e i fili dell’erba dei campi.
Sinfonie di suoni della notte si mischiavano con i rumori lontani della civiltà, ruote in ferro che scivolavano tra le valli, sibili di aviogetti che tagliavano il cielo, voci portate dalle onde, come in uno stagno, grande come il mondo.
Tra una sigaretta e l’altra jack aspettò tutta la notte; il sorgere del sole fu come un raggio di nuova speranza, mentre una linea di foschi nuvoloni ne rifrangevano i colori proiettandoli verso la valle.
Sentì l’umido sulla guancia, ed un sorriso gli segnò il volto, era felice, di li a poco avrebbe piovuto, finalmente.
Poco prima delle dieci di mattina, quando ancora il caldo non era padrone del mondo, il vecchio Ralph parcheggiò la sua vecchia oldsmobile di fronte alla staccionata che separava il giardino di Jack dal resto del mondo.
Ralph chiuse la portiera con un rumore sordo metallico, Jack non si mosse dalla sedia, le gambe incrociate, il sorriso sul volto, la sigaretta spenta tra le dita.
Le suole delle scarpe lucide del vecchio amico calpestavano i tre gradini per accedere al portico facendoli scricchiolare sotto il suo peso.
Jack sorrideva, mentre il vento cominciò a soffiare più forte dei giorni precedenti.
Ralph gli appoggiò una mano sulla spalla, una lacrima segnava lo zigomo del volto di Jack.
Ralph si appoggiò con le mani al parapetto, guardava l’orizzonte, le nuvole sparse si erano volatilizzate nel vento caldo.
Restò in attesa, con le nari aspirò l’aria prepotentemente per sentire l’odore della pioggia, lo sguardo si volse a quella lacrima sul volto dell’amico.
Si accese una sigaretta e restò a guardare le foglie del granturco ingiallite e le piante che a stento restavano diritte.
Sorrise Ralph, pensando a Jack, gli occhi lucidi, come campi bagnati dalla pioggia, mentre il vento caldo soffiava via la cenere nell’aria.
31/05/2016
Vortice di pensieri. Massimo Ginestri