Vortice di pensieri… il romanzo cresce sul blog …

TRENO-MERCI

… Continua …

Le giornate trascorrevano come una vela sospinta dal vento in un mare di dolce tranquillità, i primi giorni dell’estate erano come un bimbo appena nato, vergini, vuoti, come un a lavagna bianca su cui poter scrivere ogni cosa.

Ralph amava l’estate più di ogni altra cosa, gli dava quel senso di libertà, senza costrizioni, era in quell’età in cui ogni giorno era una scoperta; si sentiva come un cercatore d’oro, come un esploratore in cerca di un tesoro, come un cavaliere alla ricerca del sacro graal. Ogni giorno Ralph si sentiva come in preda ad un’euforia incomprensibile, indecifrabile, come se il suo desiderio più grande , la sua massima aspirazione fosse assimilare la conoscenza delle cose, imparare, apprendere, capire, scoprire il tutto.

Appena sveglio correva a fare colazione, rapido, preciso, una tazza di latte freddo e quattro biscotti, che la nonna preparava ogni domenica in quantità gargantuesche, il barattolo di vetro sembrava una fonte infinita, lo trovava sempre pieno, ogni giorno, ma non sarebbe stato sempre così, di li a pochi anni Ralph avrebbe scoperto la mancanza di quei frollini fatti in casa, l’assenza del loro inebriante profumo di nonna;  l’ultimo biscotto avrebbe segnato il primo punto a favore della vita e la consapevolezza che le cose belle, non durano per sempre.

La campagna intorno alla città era come un mondo a se, ricco, rigoglioso, come una sfera che inglobava ogni desiderio, ma che finiva, limitato, circondato, dalle lunghe infinite rotaie in ferro che portavano verso un universo sconosciuto e da quella lunga strada asfaltata che lo separava dalla periferia della città. Spesso Ralph arrivava ai limiti del suo mondo e restava seduto ad aspettare che un lungo treno merci passasse fischiando, veloce, pesante, su quelle rotaie color rosso acceso la cui sommità lucida rifletteva i raggi del sole.

Lo vedeva correre tra il frastuono del metallo e il sibilo del vento che spostava i rami degli alberi e piegava le fronde degli arbusti che crescevano lungo i bordi coperti di bianche pietre. Si chiedeva da dove veniva e dove era diretto, a volte fantasticava immaginando alla fine del punto di fuga, un tunnel , una porta verso un’altra dimensione, attraverso la quale il treno sarebbe passato, come attraverso uno specchio.

Altre volte si sedeva sotto un grosso albero di noci vicino alla lunga lingua nera di asfalto, non prima di averlo abbracciato, per pensare soddisfatto quanto fosse grosso quel tronco, quasi a cercare protezione, un abbraccio che lo rendeva più forte. Passava le giornate a contare le poche macchine che passavano lungo la statale, i rimorchi carichi di fieno appena tagliato che passando lasciavano un profumo delicato e il torpedone che come un ape che vola di fiore in fiore trasportava il polline seminandolo ora qui ora la.

Guardando il torpedone gli veniva sempre in mente il primo giorno d’estate e quel ragazzino seduto sulla panchina che avevano condiviso. Era passata già più di una settimana e la voglia di rincontrarlo era ostacolata solo dal costo del biglietto e dalla lontananza della città.

Ralph però non era un tipetto da mortificarsi o scoraggiarsi per così poco, gli sarebbe bastato un po’ di coraggio, un pizzico di incoscienza e la spensieratezza dei suoi anni per spingerlo a intraprendere quel piccolo viaggio alla ricerca di un amico che ancora non sapeva di avere.

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